Percorso teologico spirituale che ha ispirato il ciclo delle icone
Spesso nella vita delle persone si parla di vocazione, ma forse, per essere più aderenti alla realtà delle cose, sarebbe meglio parlare di vocazioni. La nostra vita è continuamente sollecitata a riconoscere la volontà di Dio che si manifesta in diverse situazioni.
Se è vero che esiste una «grande scelta» che da un’impronta fondamentale alla nostra vita, è pure vero che, per rimanere fedeli a quella «grande scelta» siamo chiamati a rimetterci continuamente in gioco con altri «sì».
Così è stato per Maria. Solitamente quando si pensa alla vocazione di Maria si corre immediatamente all’episodio dell’Annunciazione, rappresentato in nume-rosissime immagini di grandi artisti. Certamente, in quell’episodio narrato dal vangelo secondo Luca, avviene per Maria la «grande scelta»: essa accoglie la proposta di Dio in un atteggiamento di totale obbedienza, lo stesso che fu di Abramo, di Mosé, di tanti profeti del primo testamento. Maria aderisce totalmente alla volontà del Signore che, però rimane ancora misteriosa.
Sarà per compiere il discernimento e per comprendere meglio che Maria si recherà da Elisabetta; lì, di fronte alle parole profetiche della cugina, che, piena di Spirito Santo la proclama Madre del Signore, Maria pronuncia un secondo «sì» caratterizzato dall’esultanza del magnificat; è la seconda chiamata di Maria che, aiutata da Elisabetta, comprende il progetto di Dio ed esulta di gioia.
Sempre seguendo la narrazione dell’evangelista Luca, troviamo un’altra vocazione di Maria che potremmo definire quella della povertà. Questa volta le circostanze sono date dall’editto di Cesare Augusto, ma Maria con il suo sposo dicono il loro sì alla volontà di Dio il quale ha stabilito che il Messia nasca a Betlemme e non a Nazareth. Maria si mette in viaggio ed accetta questa maternità nella precarietà e povertà totale, frutto di una non accoglienza degli abitanti della città di Davide. Nella nostra icona, a differenza di altre, Maria abbraccia il bambino avvolto in fasce quasi a testimoniare che non è estranea a quella scelta compiuta da Dio, ma l’ha accolta ripetendo ancora una volta il suo «sì».
Potremmo parlare ancora di vari episodi come, per esempio, il ritrovamento nel tempio, ma il nostro ciclo si orienta sul vangelo di Giovanni mettendoci davanti all’episodio delle nozze di Cana. Anche qui Maria è stata chiamata ad un duplice sì: il primo è il farsi mediatrice presso il Figlio delle esigenze degli sposi; il secondo è l’accogliere con pazienza la rivelazione di Gesù che attesta che non è ancora giunta la sua ora, ma che si deve attendere. Preziose le parole di Maria, forse il suo unico e più grande insegnamento: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Sempre seguendo Giovanni ci portiamo a quello che secondo il quarto evangelista rappresenta l’ora di Gesù, l’apice della sua manifestazione e glorificazione. «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, …» (Gv 19,25). Dalla croce Gesù dà l’inizio ad una nuova umanità, nata dal suo fianco squarciato, nelle doglie del parto rappresentate dalla sua passione e morte. Anche qui Maria accoglie una nuova chiamata: è una nuova maternità, questa volta del nuovo popolo di Dio rappresentato dal discepolo amato. Lei non risponde, ma il vangelo e la grande tradizione ci ricordano che sarà con quel discepolo fino alla fine dei suoi giorni.
L’ultima vocazione che abbiamo contemplato è quella che vede Maria nel cenacolo, insieme agli apostoli nel giorno di Pentecoste, ad accogliere la comune chiamata alla missione rivolta alla Chiesa di cui lei è madre e modello. Anche in questa nuova chiamata Maria si rende disponibile ed accoglie nuovamente il dono dello Spirito che condivide con tutti i discepoli, divenuti suoi figli.
Le vocazioni di Maria aiutano anche noi a comprendere che dobbiamo sempre e di nuovo renderci disponibili per nuove vocazioni che si manifestano nella vita attraverso i fatti che accadono o attraverso la voce autorevole della Chiesa.
Il Signore, per intercessione della Vergine, renda sempre giovane il nostro cuore, perché senza paure, possiamo sempre nuovamente aderire alla volontà di Dio pronunciando incessantemente il nostro «sì».
don Andrea Turchini