La Cappella san Benedetto si presenta con una divisione e sistemazione dello spazio liturgico un po’ inconsueto per chi è abituato a frequentare le chiese tradizionali.
Sappiamo bene che lo spazio liturgico non viene sistemato casualmente o secondo criteri estetici, ma secondo la teologia della celebrazione e l’articolazione ministeriale dell’assemblea liturgica.
Normalmente nelle nostre chiese esiste un’area ben delimitata che si chiama presbiterio dove sono collocati la sede, l’ambone, l’altare e molto spesso anche il tabernacolo. La struttura della chiesa con il presbiterio dice che, nello spazio dedicato all’assemblea, esiste un’area dedicata a chi, nell’assemblea, svolge un particolare ministero.
In tempi in cui era molto importante sottolineare il ruolo specifico del sacerdote nella liturgia, magari anche in polemica con chi affermava che ciò che faceva il prete lo avrebbe potuto compiere qualsiasi battezzato (polemica con le comunità della Riforma protestante), l’area del presbiterio è stata ben delimitata con balaustre e cancelli, quasi a creare una separazione fra chi svolgeva un ruolo ministe-riale e gli altri fedeli.
l Concilio Vaticano II e la riforma liturgica che ne è seguita, hanno rivalutato il ruolo di tutta l’assemblea come soggetto della celebrazione. Per questo motivo in alcune chiese di nuova edificazione si tende a disporre lo spazio liturgico sottolineando il ruolo di tutta intera l’assemblea e superando quella divisione navata/presbiterio che la tradizione ci ha consegnato.
Nella Cappella san Benedetto, non esiste un presbiterio e, valorizzando al meglio la pianta del locale che è stato destinato a cappella, abbiamo deciso di disporre lo spazio liturgico mettendo bene in evidenza i due poli (luoghi) principali della celebrazione, l’altare e l’ambone, collocati l’uno di fronte all’altro al centro dello spazio intorno al quale l’assemblea liturgica si raccoglie, quasi a rappresentare con evidenza la teoria delle due mense (della Parola e dell’Eucaristia).
Questa sistemazione favorisce un modo di celebrare più dinamico perché richiede di volgersi con tutto il corpo e rivolgere l’attenzione di volta in volta al luogo in cui si sta svolgendo quella parte della celebrazione (liturgia della Parola o liturgia eucaristica).
don Andrea Turchini