L’Annunciazione 

«L’icona è dipinta sulla luce…
in cui viviamo, ci muoviamo, esistiamo…
è lo spazio della realtà autentica»
(P. Florenskji)

«Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele»
(Isaia 7,14)

Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. (Luca 1,26-38)

Questo è il Vangelo che viene letto nella festa dell’Annunciazione del Signore, esattamente nove  mesi prima della nascita di Cristo. 

S. Giovanni Crisostomo la chiamava la «prima» festa e la «radice» di tutte le feste. 

Nella chiesa romana fu introdotta da papa Sergio I (687-701) e per l’occasione, ci fu una solenne processione a Santa Maria Maggiore, Basilica i cui mosaici sono legati alla divina maternità di Maria.

Sin dall’inizio la festa fu celebrata il 25 marzo, equinozio di primavera e tempo in cui, secondo le concezioni antiche, fu creato il mondo e il primo uomo.

Per la popolarità che acquisì, sorse però un conflitto di natura liturgica perché spesso cadeva nella settimana Santa o nelle domeniche di Quaresima. La Chiesa Bizantina, nel concilio di Costantinopoli del 692, stabilì che la festa fosse celebrata in tutta solennità, anche il Venerdì santo, dotandola di una pre-festa il 24 marzo; la Chiesa cattolica, ha mantenuto la data del 25 marzo, ma la celebrazione viene spostata dando così la precedenza alla Quaresima e al Triduo pasquale. Viene però da pensare che, in questa società invasa dalla cultura della morte e che fatica ad accogliere la vita, ripensare all’Annunciazione come alla «radice» di tutte le feste ed esaltarne la grandezza, potrebbe aiutare a far comprendere il mistero di questo Dio che si è fatto uomo e ha iniziato la sua storia in mezzo a noi vivendo tutte le fasi di crescita di un bimbo nel grembo della Madre: da piccolo concepito a neonato. Mistero di gioia grande che inonda tutta l’umanità!

L’iconografia dell’Annunciazione si basa sui racconti dell’infanzia del vangelo di Luca ed è ampliata di dettagli descrittivi tratti dallo scritto apocrifo del protovangelo di Giacomo. Le icone si differenziano fra loro per il momento che intendono sottolineare: il turbamento, l’ascolto accogliente e il concepimento. Il turbamento può essere indicato dal corpo seduto di spalle rispetto all’angelo e dalle mani aperte sul petto; l’ascolto può essere espresso dal capo chino e dalla mano aperta, a indicare che Maria sta parlando e sta pronunciando il suo «Eccomi!»; il concepimento, infine, è manifestato dalla presenza del Figlio nel grembo e dalle mani che lo indicano e proteggono. Questi segni possono però trovarsi contemporaneamente, come a cercare di cogliere la pienezza di questo evento.

Per il tema del ciclo iconografico nel quale è inserita, questa icona vuole sottolineare il momento dell’«Eccomi», il momento dell’ascolto e dell’accoglienza  della Parola del Signore, ma anche il momento del concepimento del Verbo di Dio nel grembo di Maria.

All’interno della Cappella di San Benedetto, l’icona è stata significativamente posizionata dietro l’ambone dove viene proclamata la Parola: è certamente il mistero più appropriato da pregare per accogliere la Parola di Dio, affinché attraverso l’ascolto, ogni credente possa concepire il Verbo.

Gli edifici che coronano la scena sono tratti da opere diverse e adattati alla particolare forma.

Quelli dietro l’Arcangelo rappresentano la dimora del Signore e il tempio celeste, mentre gli edifici a destra, dietro la madre di Dio, indicano Maria come «porta del paradiso», ma anche la Chiesa terrena.

Il drappo rosso suggerisce che la scena avviene all’interno e si appoggia sui due edifici come a esprimere l’unione dei due mondi: quello spirituale e quello terreno.

La mandorla nella quale appare il Dio Sabaoth circondato da serafini, è stata presa dall’icona dell’Annunciazione di Ustjug (sec. XII) e si ispira al testo del Libro di Daniele dove parlando di Dio si dice: «Antico di giorni e la sua veste era candida come la neve, i capelli del suo capo candidi come la lana, il suo trono come vampe di fuoco» (Dn 7,9).

La mandorla ha una posizione centrale, come centrale è il libro che riporta la profezia di Isaia (7,14) che va compiendosi e la fonte: Parola che dà vita e disseta. 

Nelle culture antiche, il pozzo (qui rappresentato con la fonte) rivestiva un carattere sacro, sintesi dei tre ordini cosmici: cielo, terra ed inferi. Nella cultura ebraica, il pozzo è il simbolo dell’abbondanza e la sorgente della vita: Dio è sorgente di acqua viva, fonte della vita e di gioia (Sal 36,7-10). Ma il pozzo indica anche la disponibilità del creato a ricevere l’acqua di vita, come una donna, una sposa, chiamata ad accogliere e donare la vita.

La fonte è un particolare molto caro anche alla spiritualità Carmelitana: i primi eremiti vivevano presso la fonte di Elia sul Monte Carmelo ad indicare che la vita carmelitana attinge dal profeta Elia la paternità spirituale e il desiderio di imitarlo. Questa fonte del Carmelo è anche Maria… dal cui grembo scorrono fiumi di acqua viva. Ma la vera sorgente è Cristo, Parola di vita che dona il suo Spirito.

I personaggi ricorrenti nelle icone dell’Annunciazione, sono l’Arcangelo Gabriele, Maria  e lo Spirito Santo. La madre di Dio e l’arcangelo Gabriele raffigurati, sono stati tratti da una icona moderna scritta con canoni antichi.

In questa icona, l’arcangelo Gabriele veste un manto verde ed una tunica blu: il verde è il colore della vita, mentre il blu richiama la natura celeste. La mano destra dell’Arcangelo è tesa verso Maria in segno di benedizione, la sinistra sorregge un asta rossa ad indicare il potere celeste datogli da Dio e l’ala è sollevata in gesto di saluto e venerazione. La sua posizione non è statica: sembra appena arrivato sulla scena e tutto il suo movimento, compreso il suo sguardo, è orien-tato verso Maria.

La Madre di Dio è vestita con un manto purpureo e la tunica blu; è seduta in trono, indossa delle scarpette rosse e i piedi sono appoggiati su una pedana: il tutto vuole indicare la sua regalità. La posizione col capo chino e la mano destra  aperta, indicano l’atteggiamento dell’ascolto e della risposta; la mano sinistra è invece lungo il fianco e tiene stretto il fuso perché, secondo il protovangelo di Giacomo, Maria riceve l’annuncio mentre sta tessendo la porpora per il velo del tempio di Gerusalemme che, al momento della morte di Gesù, si squarcerà dall’alto verso il basso. Questo riferimento è anche simbolo del corpo del Signore che si sta tessendo nelle sue viscere (cf. Sal 139). 

Lo Spirito Santo è presentato sotto forma di colomba, come ci viene descritto nella scena del battesimo di tutti e quattro i Vangeli e viene disegnato su un raggio che parte dall’Antico di giorni e si dirige verso Maria aprendosi in tre fasci, ad indicare l’azione trinitaria. Azione che parte dal gesto di benedizione dell’Antico di giorni, prosegue nel raggio dello Spirito Santo e si diffonde sull’umanità nel gesto benedicente del piccolo Gesù concepito che si intravede nel petto di Maria.

Nelle chiese orientali, l’icona dell’Annunciazione è posta sulle porte regali che si aprono verso il santuario e dalle quali entra ed esce la Parola: è lì che i fedeli ricevono l’Eucaristia ed accolgono, come Maria, il Verbo fatto carne. 

Pregando davanti a questa icona, siamo invitati, attraverso l’ascolto della Parola, a concepire Dio nei nostri cuori perché anche a noi il Signore manda il suo angelo a chiederci continuamente di aprire i nostri cuori alla luce del mondo per portarlo in noi, nutrirlo e farlo crescere in modo tale che viva come Dio-con-noi, come l’Emmanuele.

Quale intima e profonda  gioia è racchiusa in questo mistero!! Contemplando l’icona dell’Annunciazione e lasciando che i colori, i gesti, e la luce riscaldino il nostro cuore, potremo contagiare di Vita eterna l’umanità. 

Sr. M. Vania per la vita del Signore